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Nasce la Palestra 4.0 con la Green Jym

Con Green Jim abbiamo messo a punto un modello di business innovativo per i centri fitness, spiega Claudio D’Alessio, founder di Green Jim, startup che nasce nel 2019 già pensata per essere scalata attraverso il franchising. Ma la storia imprenditoriale di D’Alessio viene da molto più lontano…

Ha chiuso un primo round da 500mila euro. In corso ce n’è un altro da 2milioni e 500mila. È entusiasta Claudio D’Alessio nel raccontare la startup Green Jim, il format di centri fitness nato da una sua idea. Ma è un entusiasmo che non somiglia a un fuoco di paglia, piuttosto a una fiamma lenta, che vuole durare nel tempo e lasciare il segno.

Come nasce l’idea di Green Jim?

L’idea di Green Jim è quella di centri per il fitness completamente automatizzati, palestre condivise tramite app, che vogliono rappresentare una evoluzione 4.0 del fitness. “Alla base del nostro progetto – spiega D’Alessio – c’è la volontà di innovare un settore il cui business model risale a 30 anni fa, ma che ha numeri in continua crescita”.

Secondo l’analisi realizzata dal team di Green Jim, in Italia il giro d’affari stimato delle attività sportive non agonistiche legate al fitness sarebbe infatti di circa 10 miliardi di euro l’anno, con un’affluenza di 18 milioni di persone. L’ultimo censimento relativo alle strutture fitness, tra palestre specifiche e spazi dedicati, vede presenti sul territorio nazionale 8.114 centri.

“Abbiamo messo le basi per Green Jim nel 2019, il progetto è lanciarla sul mercato tra ottobre 2022 e gennaio 2023, con la prima inaugurazione a Roma. Sempre nella Capitale verranno aperte altre 9 palestre entro la fine dell’anno, quindi sarà la volta di Napoli e Milano”, spiega ancora D’Alessio. Dopo il primo finanziamento Green Jim è stata selezionata dalla società Spici srl, un hub di open innovation che opera all’interno del nuovo polo tech della Università Federico Il di Napoli e che ha lo scopo di supportare le startup nell’internazionalizzazione dei progetti.

Una storia imprenditoriale con una forte vocazione

La storia imprenditoriale di Claudio D’Alessio inizia a diciotto anni. Ma la vocazione a intraprendere arriva da prima.

“Ancora bambino passavo il fine settimana nei depositi, con i nonni, quelli paterni avevano una azienda che faceva confezione nel settore moda, quelli materni guanti e borse. Lì è iniziata una formazione sul campo soprattutto lato prodotto, che mi ha portato a lanciare il mio primo brand di abbigliamento, Playa Nevada”.

Nel 2010 un amico ne intuisce il talento commerciale e gli dà alcuni contatti: parte per la Cina e per circa tre anni si dedica all’importazione di elettronica low cost per la GDO. “Avrei dovuto rimanerci due mesi – commenta – nel Far East ho imparato il metodo, la disciplina. Ma non ero emotivamente coinvolto da quello che facevo, sono rientrato in Italia e ho provato a rilanciare il brand fashion, rivisitandolo, ma di nuovo ho sperimentato sul campo che per fare impresa il prodotto di qualità non basta. Cambio rotta e decido di puntare sul monoprodotto”.

Nell’aprile 2013 nasce così Look@me, bracciale, brevettato, a forma di occhiale che a metà giugno è in 700 vetrine italiane e poi arriva in Giappone.

Oggi, a differenza di qualche anno fa, c’è una cultura dell’errore che ne fa un momento formativo piuttosto che una battuta d’arresto magari irreversibile. Tu che cosa ne pensi? Ho imparato e continuo a imparare ogni giorno sul campo. Gli errori, nella vita re- ale, sono inevitabili. Sta a te decidere che cosa farne.

Io ho deciso di prenderli come maestri. Studio, analizzo, mi documento, mi informo, cerco di guardare sempre avanti e di intercettare le tendenze e su quelle costruire progetti che abbiano i piedi ben piantati a terra.

Se mi guardo indietro, vedo che l’esperienza con il settore dell’abbigliamento, dove avevo sottovalutato gli aspetti finanziari e l’organizzazione di impresa puntando solo sul prodotto di qualità, mi ha portato a semplificare la filiera produttiva e all’idea del bracciale, che ha funzionato. È stato il punto di partenza per un altro scatto di crescita: porsi il problema della valorizzazione della propria azienda, pensare alla scalabilità del processo.

E qui inizia il tuo avvicinamento al mondo delle startup innovative.

Ho iniziato a considerare altre opzioni di finanziamento, che non fossero i mezzi propri o la banca. Ho capito che dovevo circondarmi di persone più capaci di me. Sono uscito dalla mia area di comfort, con il bagaglio di competenze maturate fino a quel momento, mi sono rivolto a un team di laureandi in farmacia dell’Università Federi- co II di Napoli per sviluppare la formula di Energy Gum, una gomma da masticare energizzante. Una sfida che non sono riuscito a portare a termine perché è mancato il supporto finanziario per sviluppare il business. Ho venduto la formula, sono rientrato nell’investimento, ho ricominciato da capo.

La determinazione non ti manca…

Io voglio fare impresa e ho continuato a farla, affiancando percorsi tradizionali che mi hanno sostenuto economicamente con idee innovative. Quella di Green Jim è sostenuta da una visione forte, ha attirato l’interesse degli investitori e anche di potenziali affiliati. Ma è una attrattività che non arriva per caso: abbiamo allineato il progetto sulla carta alla realtà. Il progetto nasce già per essere scalato attraverso il franchising.

Qual è il modello di business di Green Jim?

Le revenues per Green Jim arriveranno principalmente dagli ingressi di chi vuole allenarsi presso i fitness club, dalla Franchisee fee, dalla branding fee, dai drink revenues e dalle sponsorship. Il format è stato progettato per essere strutturalmente automatizzato, non servirà l’impiego di risorse umane, se non per il cleaning, e questo abbatterà notevol- mente i costi di gestione dei franchise.

E poi ci sono i personal trainer

In Italia ci sono circa 120mila personal trainer, oltre il 70 per cento di questi professionisti svolge numerose lezioni private. I centri fitness nei quali operano li obbligano a restituire circa il 30 per cento delle loro revenues e il più delle volte anche a pagare un abbonamento per lo sfruttamento della sala.

Grazie a Green Jim i personal trainer non avran- no più questo problema, potranno operare in maniera autonoma e soprattutto gratis in tutti i nostri centri in base alle aperture. Inoltre, la nostra app avrà una sezione dedicata a loro, garantendogli un free access per tutti i fitness club e la possibilità di aggiornare il loro calendario settimanale.

Quali sono i tuoi obiettivi?

Il mio obiettivo è aprire cento palestre in due anni, anche all’estero. E non escludo una exit, anche se è prematuro pensarci oggi.

Per chi si stesse chiedendo se Claudio D’Alessio è parente del noto cantante, sì, è il figlio. Ma questa è tutta un’altra storia!

Come funziona Green Jim

Green Jim consente di prenotare le sessioni d’allenamento in palestra, proposte al prezzo unitario di 15 euro, tramite app, impiegando un codice associato al cliente. L’utente può scegliere, oltre all’orario, il tipo di sottofondo musicale, il livello delle luci, la temperatura della palestra. I club Green Jim saranno accessibili dalle 6 del mattino a mezzanotte e verranno progettati da architetti specializzati nell’edilizia green.

Come si diventa franchisee

Per chi vuole entrare nel network, i club avranno un costo di investimento ciascuno tra i 120 e i 150mila euro con un return on investment del 30 per cento annuo sul capitale investito una volta raggiunto il break evenpoint. Gli ambienti avranno un’ampiezza media tra i 160 e i 180 metri quadrati totali e saranno dotati di attrezzi e macchinari TechnoGym. All’interno dei club i clienti potranno consumare drink e integratori, che nei punti direzionali saranno inseriti in un progetto di cobranding.

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