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Fondi di investimento guardano alle imprese retail. I dati Finanza & Retail di Confimprese.

I fondi di investimento tornano a guardare con interesse alle imprese retail. E l’interesse è ricambiato, soprattutto da parte di quelle reti che vogliono fare il salto di qualità soprattutto in termini di managerializzazione ed espansione. In questo ecosistema il franchising gioca un ruolo importante come leva strategica, ma il franchisor deve essere lungimirante.

Quarantacinque nuove operazioni (+36 per cento rispetto al 2019), pari a un ammontare investito di 557 milioni di euro. E ancora, nel primo trimestre 2022, su 81 nuovi investimenti, 5 sono stati nel retail.

Insomma, la finanza torna a credere nel retail dopo l’arresto imposto dalla pandemia quando le operazioni di private equity nel settore si erano quasi dimezzate. È quanto è emerso dal quarto incontro Finanza &Retail. La trasformazione digitale e gli impatti sugli investimenti nel retail, promosso da Confimprese.

Nel nostro Paese i fondi di investimento sono presenti in catene come Cigierre, nota innanzitutto per il brand Old Wild West, che vanta oltre 200 location in Italia, nel cui azionariato compare il fondo BC Partners.

Nel capitale di Sebeto (Rossopomodoro) c’è OpCapita. Il fondo Taste of Italy ha rilevato la maggioranza di Alice Pizza. Permira, dal 2019 controlla anche Hana Group, impor- tante gruppo di ristorazione presente in 12 Paesi con circa mille punti e in forte sviluppo anche qui in Italia con il brand Sushi Gourmet.

Da metà 2018 il 70 per cento di Dispensa Emilia è di Investindustrial Growth, guidato da Andrea Bonomi. È invece minoritaria la quota detenuta da MIR Capital in Cioccolati italiani; gli azionisti di MIR Capital sono Intesa Sanpaolo e Gazprom.

L’ingresso di White Bridge Investments, che controlla la maggioranza, ha portato un forte impulso allo sviluppo di Hamerica’s. EVCP Growth Equity è tra gli azionisti sia di ePizza (è il master per l’Italia di Domino’s Pizza) sia della nota catena di abbigliamento Boggi. E poi My Chef, Conbipel, Forno D’Asolo, Pittarosso, Velasca, Gruppo Landoll, Facile.it.

I settori più richiesti

Come si può notare la ristorazione è pre- dominante, seguono abbigliamento e cura persona/servizi. In totale rappresentano un fatturato di circa 1 miliardo di euro.

Dal 2015 al 2021 sono 165 i deal realizzati nel retail con un ammontare investito di 1,668 miliardi di euro su un totale mercato di 2.829 investimenti e 56 miliardi di investi- menti (fonte Aifi-Pwc). Sono dati che inducono gli investitori a considerare le imprese retail come potenziali target di investimento, a cui è necessario fornire capitali e competenze utili a sostenerne lo sviluppo di multicanalità o di servizi da integrare alla proposta

tradizionale, per cogliere le potenzialità che possono esprimere e sfruttare l’attuale rallentamento dei player dell’online, che deve comunque essere interpretato come una leva di business e non come una minaccia

Italia vs resto del mondo

I fondi italiani investono solo in Italia e sono ancora di piccole dimensioni rispetto a Paesi come Francia, Spagna e Germania. Nel 2021 la Francia, che guida la top dei best perfo- mer, ha investito 27 miliardi di euro (+53%) contro i 12,6 della Germania (-16%), i 7,5% della Spagna (+19%) e i 7 dell’Italia (+33% – dati Aifi).

Ambire a operazioni di livello internazionale è una sfida, che potrebbe permettere il salto di qualità sia della finanza italiana per superare le ciclicità dei singoli mercati, sia del retail italiano per crescere sullo scacchiere internazionale e portare alta la bandiera del made in Italy che tutto il mondo ci invidia”, sottolinea Mario Resca, presidente di Confimprese.

Il punto di vista dei retailer

Ma qual è l’impatto dell’ingresso di un fondo di investimento in una azienda? Lo abbiamo chiesto ad alcuni retailer tra quelli interessati da deal, in particolare reti in franchising.

“Di certo l’ingresso di un nuovo fondo permette a un’azienda di investire e svilupparsi sempre di più, di diversificarsi e strutturarsi secondo gli input strategici e finanziari che riceve e allo stesso tempo di acquisire nuove parti di mercato e di far evolvere i brand – risponde Marco Di Giusto, fondatore e amministratore delegato di Cigierre – Questo vale sia per quanto riguarda il prodotto che l’identità e i layout del brand stesso. Cigierre poi è un’azienda che per sua stessa natura è destinata a crescere sempre più e i fondi di investimento di fatto permettono che tutto questo si realizzi”.

Afferma Vincenzo Ferrieri, fondatore di Cioccolatitaliani: “Con MIR Capital abbiamo acquisito una solida struttura finanziaria grazie all’apporto in equity, contatti saldi con il mondo finanzia- rio grazie al socio San Paolo Intesa, scenari di sviluppo prima non possibili come la gestione diretta massiva. E ancora acquisizione di altre catene in concetto di basket company organizzata a matrice, ulteriore spinta verso la managerializzazione del gruppo”.

Il fondo di investimento, ha mantenuto tutto il buono della produzione tradizionale della pizza che avviene giornalmente in ogni pizzeria – commenta Claudio Baitelli, amministratore delegato di Alice Pizza – . Il suo ingresso ha sicuramente dato una forte spinta alla crescita con piani di espansione importanti nel corso dei prossimi anni. Inoltre, il fondo ha ottimizzato alcuni processi così da cogliere i vantaggi di essere un gruppo così grande applicando un approccio data-driven.”

“Infine – conclude Baitelli – non ha abbandonato l’idea del fondatore della condivisione e della formazione per far crescere il gruppo confermando questa missione con l’apertura di una nuova Accademia Alice Pizza nella città di Milano nel 2020”.

La parola agli investitori

Dea Capital Alternative Funds Sgr è una piattaforma di investimento che ha 15 miliardi di euro in dotazione. Il suo fondo di private equity Taste of Italy, da 550 milioni di euro, è dedicato al settore dell’agro-alimentare per i mercati di Italia e Spagna. Attualmente ha investimenti in tre network di locali in franchising e diretti: La Piadineria, Alice Pizza, Pizza Carlo’s.

Quest’ultima è l’operazione più recente – commenta Andrea Bertoncello, managing director di Dea Capital. Si tratta di una catena di pizzerie spagnola, dove l’80 per cento del business si basa sul delivery, da prima del Covid”.

Quali sono gli asset che attirano la vostra attenzione?

Il format retail deve avere già un track record di successo ed essere scalabile, appetibile, con qualità organizzative che si possono enfatizzare. Guardiamo alla categoria di prodotto o al posizionamento. Valutiamo molto attentamente il business model.

Qual è l’impatto sulla governance?

Tendenzialmente effettuiamo investimenti di maggioranza, quindi ci affianchiamo a imprenditori illuminati che vogliano rafforzare la leadership e cogliere l’opportunità di crescita soprattutto partendo dalla organizzazione e dalla condivisione degli obiettivi strategici. Non a caso, le reti dove siamo entrati hanno registrato un aumento di aperture anno su anno anche del 40 per cento.

Perché scegliete catene in franchising per i vostri investimenti?

Al momento del nostro ingresso questi network utilizzavano prevalentemente il franchising. Lo scopo del fondo è accelerare la crescita mantenendo l’affiliazione commerciale come leva strategica ma puntando anche sullo sviluppo di locali diretti.

Il vantaggio del modello ibrido è da un lato mantenere la redditività dei locali di proprietà, dall’altro avere al proprio fianco piccoli imprenditori. Importante è anche alimentare la partnership con gli affiliati in modo da favorire la nascita di multi unit franchisee.

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