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Assofranchising: un pacchetto di interventi in soccorso del settore

MILANO, 12 settembre 2022- Il modello del franchising, che dopo la pandemia stava recuperando il suo vigore, registrando anche un giro di affari pari a 28,8 miliardi di euro (1,6% del PIL Italiano), adesso deve fare i conti con quella che si potrebbe definire come “una tempesta perfetta”.

L’inflazione che ha raggiunto dei livelli record dell’8% e che si ripercuote anche sugli affitti (come definito dall’adeguamento dell’Istat), che si unisce a una crescita purtroppo inarrestabile delle bollette con il rincaro delle materie prime, che stanno complicando di conseguenza anche le attività nei punti vendita in franchising. 

Le proposte di Assofranchising per affrontare i problemi del settore

Le proposte di Assofranchising, marchio storico che rappresenta il franchising italiano e aderisce a Confcommercio e Imprese per l’Italia, sono mirate a intervenire in soccorso di tutto il settore. L’associazione sta lavorando su diversi fronti al fine di supportare i propri franchisor (un mercato che nella sua totalità ad oggi conta ben 60 mila punti vendita e anche 238 mila occupati) al fine di superare un momento così difficile.

Il Segretario Generale di Assofranchising ha commentato: “Insieme a Confcommercio stiamo dialogando sul tema dell’inserimento di un CAP per gli adeguamenti dell’Istat. Il comparto franchising, infatti, è composto anche da piccoli imprenditori che operano in varie zone geografiche e stanno affrontando una sfida senza alcun precedente“.

Le proposte dell’Europa trovano pieno appoggio da Assofranchising

Inoltre, le proposte dell’Europa che invitano gli stati membri a sostenere e adottare politiche di contenimento dei costi e consumi di energia trovano pieno appoggio da parte di Assofranchising che vuole porre l’attenzione anche sull’argomento dei punti vendita che sono presenti all’interno dei centri commerciali.

“Come categoria chiediamo di valutare la possibilità di chiusura selettiva anticipata per i negozi presenti nei centri commerciali, in base alle esigenze di ogni singola linea di business e ovviamente in accordo con la proprietà, senza che questo implichi il non adempimento del contratto” – continua Cogliati.

“Auspichiamo che il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, ma anche la politica, prendano in considerazione queste richieste per dare respiro alla filiera che diversamente si vedrà costretta ad applicare prezzi più alti con ulteriore aggravio per i consumatori finali che saranno i primi a farne le spese” – conclude Cogliati.

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