Leonard Patu era titolare di un’azienda in Camerun ed è arrivato nel nostro Paese dove aveva già clienti. Oggi è affiliato MBE in provincia di Bologna.
Sono venuti in Italia per cercare opportunità e hanno deciso di fare impresa puntando su know how e notorietà di reti già affermate. Oppure hanno lanciato un proprio network. Vengono da Argentina, Perù, Camerun, Ucraina, Egitto. E hanno scelto di restare nel nostro Paese e creare lavoro.
Conoscevo già il franchising e ho scelto la formula perché non volevo cominciare da zero afferma Leonard Patu
Sono circa 630 mila le aziende sul territorio italiano che sono state fondate da cittadini italiani nati oltreconfine. Sono cresciute del 2,9 per cento nel corso del 2020 rispetto all’anno precedente. In Italia, quindi un’impresa su dieci ha a capo imprenditori provenienti da Paesi esteri, in particolare Nigeria, Pakistan e Albania.
Secondo il report di Unioncamere e InfoCamere, basato sui dati del Registro Imprese delle Camere di commercio a dicembre 2020, un’impresa straniera su quattro è attiva nel commercio al dettaglio. La maggior parte opera nei comparti telecomunicazione e confezione di articoli di abbigliamento, prevalentemente in forma individuale.
Ma, al di là dei numeri, chi sono le persone che arrivano in Italia e decidono di mettersi in proprio e di avviare una attività? Le testimonianze che abbiamo raccolto hanno un minimo comune denominatore: il franchising. Sono soprattutto franchisee – ma c’è anche la case history di un franchisor – che hanno scelto la formula dell’affiliazione commerciale per, questa è la formula usata più spesso, “avere qualcosa di proprio”.
Nonostante quello che si sarebbe portati a pensare, quindi, più che di autoimpiego le storie dei nostri concittadini nati all’estero che abbiamo intervistato ci parlano di attitudine imprenditoriale, che la formula dell’affiliazione commerciale ha agevolato soprattutto per due aspetti: la notorietà del brand e il supporto della casa madre. Conosciamoli da vicino.
“La mia azienda in Camerun stava funzionando male. Mi sono deciso a partire per l’Italia dove già avevo una rete di contatti per la mia attività nel settore del commercio e dove ero già stato diverse volte per lavoro”. Leonard Patu, 56 anni, imprenditore e con una laurea in chimica è arrivato nel nostro Paese nel 2002, destinazione San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna. “Qui ho avviato un’impresa di e-commerce, investivo molto nelle spedizioni e allora ho pensato di affiancare alla mia attività principale un’altra che facesse logistica, per ottimizzare”, racconta.
Leonard nel 2017 inaugura un centro MBE, proprio in funzione della propria azienda, disponeva già del capitale per partire. Ma presto realizza che non può seguire entrambe le imprese. E punta su Mail Boxes Etc. “Conoscevo già il franchising e ho scelto la formula perché non volevo cominciare da zero – spiega -. Sapevo di poter contare su know how e reputazione del brand. Certo, bisogna essere consapevoli che nessuno ti regala niente e che bisogna conquistarsi gli obiettivi giorno dopo giorno, con grande impegno. La mia soddisfazione più grande? Quando il cliente è contento e comincia a fidarsi”.
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