Comprare oggetti e vestiti usati oggi è di moda! E il brand che da oltre vent’anni è un punto di riferimento del settore cambia volto e si rivolge a un pubblico più vasto, perché acquistare nei negozi di questo marchio vuol dire fare affari pensando anche al bene del pianeta.
Noi non siamo più un mercatino, parola che rimanda alla mente un ambiente disordinato e dove, magari, c’è poca chiarezza anche riguardo agli affari che si possono fare…” esordisce così Lorenzo De Rossi, area manager di Mercatopoli, in azienda dal 2003, con una formazione ‘sul campo’.
“Ormai da anni puntiamo a fare ordine non solo tra gli scaffali, che sono come quelli di un negozio tradizionale, ma soprattutto nella gestione della catena in franchising”. Scopriamo di più.
Leotron, la società che ha creato il marchio Mercatopoli, in origine si occupava di software per i mercatini che vende- vano merce di seconda mano e si è resa conto che gli imprenditori del settore mancavano di know-how, tutto era un po’ lasciato al caso.
Spesso i titolari di questi punti vendita erano impreparati circa la gestione del proprio business, né conoscevano la legislazione che re- gola questo tipo di vendita. Così, nel 2002, viene creato il marchio che rileva i negozi e li affianca nella gestione complessiva dell’attività. Mercatopoli nasce sì come mercatino dell’usato, ma fin dal 2007 c’è la svolta a vero e proprio negozio ‘second hand’, elevando il punto vendita, spostandosi verso un concetto di retail più evoluto.
Nel 2012, poi, si decide di togliere gli sconti sull’abbigliamento, che sono tipici di questi negozi dopo un certo periodo di giacenza.
Insomma, se volevamo essere un negozio a tutti gli effetti dovevamo comportarci come tale e quindi, per esempio, introdurre anche la stagionalità: da noi non si trova il cappotto a luglio o il top a dicembre, proprio come in un negozio retail.
Noi partiamo da un concetto di selezione più alta di ciò che accettiamo di vendere e da una gestione dell’articolo che porta a una vendibilità più veloce rispetto a gran parte della concorrenza, tendenzialmente nei primi 60 giorni di permanenza nello store. Mercatopoli è multispecialista: vendiamo dall’abbigliamento ai mobili, dai piccoli e grandi elettrodomestici all’oggettistica, anche tv e hifi. Diciamo che vendiamo tutto ciò che si può trovare in una casa.
Dai 5-6 punti vendita del 2002 siamo arrivati ad averne più di 100, ma attualmente sono 62. Mi spiego me- glio: siamo, come già accennato, in una fase di riordino, di cambiamento radicale. Il negozio vecchio, in stile mer- catino per intenderci, non funziona più e, inevitabilmente, esce dal mercato in modo naturale. Ci spiace sì, ma questo ci permette di elevarci e di fare meglio.
Siamo aperti a tutti, non abbiamo alcun tipo di preclusione, l’importante è che l’imprenditore comprenda la nostra ‘vision’. Un esempio: circa tre anni fa abbiamo aperto a Cagliari, dove il con- cetto di mercatino dell’usato è sempre stato molto radicato, ma qui è stato aperto un vero e proprio negozio e questo ha permesso di far passare un concetto di usato davvero differente. Comunque, noi non andiamo, ora come ora, a cercare nuovi affiliati, ovvero con negozi già aperti. I nostri punti vendita nascono direttamente con il marchio Mercatopoli, il contatto avviene attraverso un ‘funnel’ che abbiamo creato che implica una serie di step prima di arrivare all’apertura.
C’è prima un colloquio con un account manager e la presentazione di un business plan. A seguito di questa presentazione si valuta insieme se l’attività può essere interessante o meno. Per esempio ci sono alcune caratteristi- che uguali per tutti, che i nostri affiliati devono rispettare: i nostri store hanno una superficie che non può essere inferiore ai 350 mq, abbiamo anche superato i 2mila mq per intenderci, perché vendiamo anche mobili e oggetti ingombranti, non ci sono solo capi d’abbigliamento.
Anche il banco cassa è comune nei nostri punti vendita, deve essere brandizzato allo stes- so modo per tutti e viene fatto un layout insieme, oltre a dare indicazioni sull’esposizione della merce, sia per l’oggettistica sia per i vestiti. Non forniamo noi però scaffalature ed espositori, aiutiamo semmai nella ricerca, anche attraverso una serie di fornitori con cui abbiamo delle collaborazioni. Serve un investimento iniziale dai 70 ai 90mila euro.
Attualmente preferiamo aprire nella prima periferia, vicino a punti di interesse commerciali. Evitiamo i centri storici, anche perché è difficile trovare gli spazi con le metrature che cerchiamo noi e poi per una questione di mentalità. Per quanto stiamo cercando di far passare l’idea che ‘usato è uguale a nuovo’, soprattutto nelle città più piccole, ci sono ancora pregiudizi, si ha paura di essere riconosciuti… Poi c’è anche la questione parcheggi, che ci porta a preferire la zona periferica, dove è più facile trovare posto. Tutta la ricerca la facciamo insieme, con il no- stro supporto, come ovviamente aiutiamo per quanto riguarda il software.
In che modo sostenete i vostri affiliati? Il nostro affiancamento è di tipo fiscale, burocratico, di marketing e formazione, sia al titolare sia al personale. Questa avviene prima in un negozio già aperto della nostra catena, che è di tipo pratico, ma è previsto anche un corso in sede per la parte teorica, per conoscere gli strumenti che si hanno a diposizione, quindi anche il software.
Il target di riferimento, con le dovute eccezioni, va dai 35 ai 55 anni. Dipende anche dai negozi. Molto spesso si tratta di donne, che sono più attente e appassionate del genere. L’età media comunque si sta abbassando, le nuove generazioni hanno una concezione di sostenibilità più forte e quindi acquista- no da noi soprattutto per una questione etica, non tanto di prezzo.
Stiamo ragionando sulla trasformazione dei nostri negozi, revisionando metrature ed esposizione degli articoli con l’obiettivo di essere sempre più affini al mondo del retail. Questo porterà inevitabilmente ad una maggiore specializzazione e a un’offerta di articoli e servizi ancora più elevata, proponendo standard di alto livello per il nostro settore.
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