Ventisei punti vendita in tutta Italia, di cui 16 in franchising e 10 diretti, e undici in apertura nel 2019. Sono i numeri di Capatoast, la rete di toasterie fondata a Napoli da Antonio Pepe, Paolo Castaldo e Marco Micallef nel novembre 2014. Qualche mese dopo, nel luglio 2015, l’apertura del primo store affiliato a Milano. L’ultima inaugurazione in ordine di tempo invece è quella di pochigiorni fa nel cuore di Parma, con un locale di quasi 200 metri quadri e con oltre cinquanta posti a sedere. Quest’ultimo locale è nella versione “toast e caffè ” che prevede un ampliamento dell’offerta con l’inserimento di prodotti di caffetteria, centrifughe e spremute, dolci, spritz e birre alla spina. “Crediamo molto nella formula del franchising come strumento per sviluppare il progetto con maggiore velocità e con l’unione di più forze e competenze – commenta Marco Micallef, amministratore delegato -. L’affiliato può beneficiare del fatto che Capatoast rappresenta oggi un marchio forte e riconosciuto sul mercato della ristorazione veloce e possiede un importante know how operativo costruito in questi primi quattro anni di attività in cui sono state superate molte problematiche e migliorati costantemente i processi. L’idea e una prima bozza di progetto sono state “fatte in casa” poi il franchisor si è affidato a professionisti specializzati per costruire un format importante. Con il passare del tempo il format si sta innovando cercando di andar sempre più incontro alle richieste dei consumatori. “Abbiamo progettato locali più spaziosi ed è stata ampliata l’offerta con l’inserimento di prodotti come, tra gli altri, insalate, patate fritte, dolci e caffetteria”, spiega Micallef.
Qual è la difficoltà più importante che avete incontrato e come l’avete superata?
La difficoltà maggiore è stata gestire una crescita cosi importante e veloce in poco più di tre anni e nel frattempo costruire una struttura adeguata al carico di lavoro da smaltire. Oggi abbiamo un team davvero straordinario che continua a crescere e che nel 2019 gestirà anche l’apertura di ulteriori dodici nuovi punti vendita.
E la soddisfazione più grande?
La soddisfazione più grande rimane vedere che ogni giorno in tutta Italia ci sono persone che vengono e ritornano entusiaste nei nostri negozi dimostrando di apprezzare quella idea, che all’inizio sembrava così folle, di aprire un negozio dedicato al toast.
Come scegliete gli affiliati?
Poniamo grande attenzione nella scelta degli affiliati perché siamo convinti che il successo di un punto vendita dipenda soprattutto da una sua adeguata gestione. Cerchiamo imprenditori con esperienza nel settore della ristorazione o, comunque, con concrete competenze manageriali con cui instaurare un intenso rapporto di collaborazione finalizzato al raggiungimento di obiettivi di business comuni che possano magari anche andare oltre l’apertura di un singolo punto vendita.
Forza del brand, formazione degli affiliati, ingegnerizzazione dei processi, ricerca e innovazione di prodotto o servizio: qual è la leva più importante per crescere con il franchising?
In Capatoast puntiamo molto sulla formazione pre-apertura dell’affiliato e del personale e su un affiancamento nel primo periodo di attività. C’è poi un team che è costantemente al lavoro per migliorare ogni aspetto del format in termini sia di prodotti che di servizi e che è sempre a disposizione per ogni esigenza riscontrata dall’affiliato con il quale c’è un confronto costante. Uno degli aspetti più importanti della nostra organizzazione riguarda poi la logistica: abbiamo un ufficio che raccoglie gli ordini degli store ed una piattaforma che accoglie tutte le materie prime necessarie per l’attività e le smista ai punti vendita in tutta Italia anche fino a tre volte a settimana.
Quali sono i suoi obiettivi futuri?
Il nostro obiettivo è quello di diventare una delle catene di ristorazione veloce più presenti nelle città italiane e nei centri commerciali e quella che più di tutte venga riconosciuta dai consumatori come sinonimo di qualità delle materie prime ed artigianalità dei processi. Un fast food di qualità che sia al passo con una tendenza per cui le persone tendono ad essere sempre più attente a quello che mangiano fuori casa. Magari nei prossimi mesi potremo iniziare a valutare anche aperture fuori Italia, viste le tante richieste che quotidianamente ci arrivano dall’estero.
Si sente un pioniere nel suo settore?
Abbiamo certamente creato un mercato, quello dei toast, che prima non esisteva e in cui siamo ampiamente rimasti leader nonostante diversi tentativi di imitazione. Ma c’è tanto ancora da fare per vincere questa sfida e raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati. Ci vorranno passione, lavoro e ancora tanta “capatosta”.
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