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Fratelli La Bufala compie 20 anni. Conosciamo il marchio in franchising, con Francesca Marotta!

fratelli La Bufala Franchising

Fratelli La Bufala nasce nel 2003 da una intuizione di Geppi Marotta. Oggi ha circa quaranta locali tra diretti e in franchising e punta a crescere “con uno sguardo rivolto alla società che ci circonda”. Francesca Marotta, seconda generazione dell’impresa, racconta progetti, visione e numeri di un’azienda che vuole fare la sua parte.

Fondata nel 2003, vent’anni fa, da un’idea di Geppi Marotta, A Cento srl è l’azienda a cui fa capo Fratelli La Bufala, brand che punta a essere ambasciatore della pizza napoletana nel mondo, attraverso una rete di ristoranti
con un’identità comune. “Prodotto autentico e cucina tradizionale sono i principi ispiratori di Fratelli La Bufala – afferma Francesca Marotta, figlia del fondatore e marketing executive – che sfida l’omologazione e la standardizzazione del cibo portando l’autentica cultura napoletana nel mondo”.

L’importanza della formazione per i Fratelli La Bufala

L’affermazione di Francesca anticipa la domanda che le avrei fatto sul perché a rendere famosa nel mondo la pizza è stata la catena americana Pizza Hut e non una rete italiana. “Quando nacquero realtà come Rossopomodoro, di cui mio padre fu cofondatore, e poi Fratelli La Bufala, uno degli obiettivi era proprio essere la risposta italiana a Pizza Hut. Ma la nostra arma principale e più efficace, prima ancora della diffusione dei locali, è stata la formazione. Tanti dei pizzaioli che sono usciti dalla nostra scuola non necessariamente hanno avviato una attività in proprio con la nostra insegna, ma ovunque siano andati a lavorare hanno diffuso nel mondo l’eccellenza della pizza napoletana”, racconta Francesca Marotta.

Un’azienda orgogliosamente familiare e al femminile

Oggi l’azienda, che ha sede a Napoli, conta 1.200 dipendenti, un fatturato di circa 50 milioni di euro e oltre quaranta locali tra diretti e affiliati, di cui cinque nel mondo, anche in Arizona.

La voglia di avventura e di esportare il know-how della vera pizza di Napoli ha radici lontane: già nel 1993 Geppy Marotta aprì una pizzeria a Santa Monica, in California. Dieci anni più tardi decise di puntare sulla tradizione familiare e sull’identità cilentana”.

Dopo la scomparsa del fondatore, nel 2014, a prendere le redini dell’azienda è stata sua moglie Lelia Castellano, architetto e designer di ogni sede del gruppo, e a poco a poco si sono affiancate anche le figlie (Caterina, Francesca e Lucrezia), per un board tutto al femminile e che fa della famiglia e della tradizione il proprio punto di forza. Ma non solo.

“Per noi l’enogastronomia è un punto di riferimento di un’economia etica ed ecosostenibile, per questo abbiamo dato vita a progetti dedicati, scegliendo sempre partner che condividessero i valori fondanti del nostro brand”. In questi vent’anni l’azienda ha puntato molto sulle direttrici dell’impegno sociale e dell’ecocompatibilità.

La nostra azione mira a riqualificare i nostri territori, in primis quello di Napoli, e a dare un’opportunità a giovani ragazzi che altrimenti potrebbero prendere strade senza futuro. Non solo sua maestà la pizza napoletana, insomma, vogliamo essere anche essere portatori di sani principi”.

L’impegno sociale che portò alla nascita della “Pizzeria dell’Impossibile”

Nel 2010 Fratelli La Bufala anticipa in qualche modo la attuale serie “Mare Fuori”, ambientata nel carcere minorile di Nisida, dove ai detenuti viene data la possibilità di seguire un corso di formazione per diventare pizzaioli, che poi verranno assunti.

Già tredici anni fa Geppy Marotta e Antonio Franco, presidente di “Scugnizzi”, diedero vita a “Finché c’è pizza… c’è speranza”, il progetto di formazione per pizzaioli, tuttora attivo, che ha sede proprio nello stesso penitenziario.

Sessanta ragazzi detenuti imparano l’arte e il mestiere del pizzaiolo e avranno l’opportunità di potersi creare un futuro entrando a lavorare nel gruppo Fratelli La Bufala. Tre anni dopo la partnership raddoppia i suoi sforzi, prendendo in gestione a Napoli un locale nel quartiere Tribunali, zona centralissima ma al contempo con tanti ragazzi a rischio devianze. Nasce così la “Pizzeria dell’Impossibile”, dove dapprima vengono tenuti corsi da 200 ore per 15 giovani provenienti da realtà poco felici e in seguito verrà istituita una mensa per clochard e cittadini in difficoltà.

Sostenibilità ambientale

Nello scorso ottobre Francesco Miccoli, project civil engineer di Fratelli La Bufala, ha messo a punto il primo forno sostenibile, il Leaf Oven, un forno a legna ecocompatibile che consente di cuocere la pizza a basso
impatto ambientale: non avrebbe bisogno di canna fumaria, non produce fuliggine e dimezza i consumi della legna, il tutto nel rispetto delle tempistiche imposte dalla tradizione napoletana. L’obiettivo è far sì che
entro due anni tutte le pizzerie della rete possano dotarsi di questi forni, puntando così a una piena sostenibilità.

Insomma – conclude Francesca – Fratelli La Bufala vuole mantenere la freschezza dei vent’anni attualizzando il brand e puntando sull’innovazione, ma tenendo le radici ben salde nella tradizione, nell’artigianalità, nella valorizzazione del territorio campano e dei suoi prodotti, nella crescita delle persone: nei nostri valori fondanti. Siamo orgogliosi di essere una azienda familiare che è entrata nella storia italiana”.

Realtà come la vostra fanno spesso gola ai fondi di investimento. Sareste aperti a una simile eventualità?

“Siamo già stati contattati in effetti. Non abbiamo preclusioni, ma per una realtà come la nostra la priorità è che eventuali investitori siano innanzitutto persone allineate con la nostra visione. I numeri sono importanti, ma prima vengono le persone e il contributo che possiamo portare per migliorare la società che ci circonda”.

Quali sono i vostri obiettivi in termini di espansione?

“Aumentare del 60 per cento i locali a gestione diretta e almeno del 40 per cento quelli in franchising, rafforzando notevolmente la nostra presenza all’estero. I nostri obiettivi sono aumentare del 60 per cento i locali a gestione diretta e almeno del 40 per cento quelli in franchising, rafforzando notevolmente la nostra presenza all’estero”.

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