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Negli ultimi 15 anni, infatti, affermano i giovani nottambuli, la movida notturna ha subito una contrazione del 20 per cento e gli storici club sembrano ormai un souvenir del passato.
La designata per questo compito ancora inedito per la Grande Mela (il sindaco della notte esiste già in altre città, come Amsterdam) è Ariel Palitz “una persona che è sempre stata notturna” e che sarà affiancata da una commissioni di dodici membri per cercare di trovare un accordo fra frequentatori e amanti della vita notturna e cittadini infastiditi dagli schiamazzi e dai rumori di locali e discoteche. Il compito della Palitz, dunque, sarà quello di proteggere i quartieri dagli eccessi della movida, ma anche quello di aiutare i locali a superare i problemi burocratici e a cercare di sopravvivere in una città in cui gli affitti sono ormai alle stelle. La volontà dell’amministrazione De Blasio è quella di mantenere in vita una subcultura multietnica, viva e sperimentale che è sempre stata la vera anima della città simbolo degli Stati Uniti.
Il primo ostacolo alla vita notturna newyorkese risale addirittura al 1926, con le “Cabaret laws”, una serie di leggi introdotte durante il proibizionismo e che vietavano di ballare e suonare in locali in cui si serviva da mangiare. Inoltre, anche gli artisti dovevano essere autorizzati, ottenendo la “Ney York City Cabaret Identification Card”, che venne revocata ad artisti del calibro di Charlie Parker e Billie Holiday in quanto accusati dell’uso di droghe.
Nel corso degli anni le leggi sono state accantonate ma, secondo alcuni esponenti dell’attuale amministrazione, in precedenza, con Rudy Giuliani, le leggi venivano utilizzate a a scopo politico per limitare l’ingerenza, nella vita notturna, di minoranze etniche e dei ceti più svantaggiati, considerati, però, da sempre la base dell’underground locale. Oggi, con la nomina della rima sindaca della notte, tutto ciò dovrebbe cambiare.
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